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DEVOTIO LAB

Percorsi di Riavvicinamento 2024

IV EDIZIONE - PERCORSI DI RIAVVICINAMENTO: ARTISTI CONTEMPORANEI A CONFRONTO CON IL MISTERO CRISTIANO

Per la QUARTA edizione dei PERCORSI DI RIAVVICINAMENTO: ARTISTI CONTEMPORANEI A CONFRONTO CON IL  MISTERO CRISTIANO il tema proposto ai giovani artisti selezionati è IL CORPO GLORIOSO.

L’«immagine sacra» è sempre stata fondamentale nella vita della Chiesa. Tuttavia, a partire dal XVIII secolo, una frattura tra arte e fede sembra essersi col tempo sempre più scavata. Anche se da molti decenni si parla in ambito ecclesiale di riprendere questo dialogo, di elaborare e di sperimentare nuovi linguaggi e nuovi simboli, guardando al panorama degli interventi nelle chiese dal Concilio Vaticano II, che cosa è realmente accaduto? In tutti questi anni abbiamo assistito a proclami, esortazioni, invocazioni, dichiarazione d’intenti. Tuttavia, i risultati non sono sempre stati all’altezza delle aspettative, anzi. È come se vivessimo infatti in una sorta di impasse «creativa», per cui il gesto invocato a creare immagini cultuali appare impacciato, disorientato. È mancata inoltre un’analisi critica sull’infinita quantità di immagini prodotte.

I PERCORSI DI RIAVVICINAMENTO vogliono essere un laboratorio in cui si cerca di ricucire questa frattura e di dare un piccolo contributo concreto, soprattutto a livello metodologico.

 

«IL CORPO GLORIOSO» è il tema della IV edizione dei PERCORSI.

Ai giovani è proposto un percorso a tappe con incontri di spiritualità e di confronto iconografico e artistico sotto la guida di Andrea Dall’Asta SJ, di Paolo Sacchini e con la collaborazione di Claudia Manenti, al fine di giungere a creare un’opera che, senza tradire il linguaggio di ciascun artista, sappia interpretare con rinnovata profondità la sensibilità figurativa della Chiesa. Ai giovani artisti viene proposta un’esperienza di incontro con la spiritualità cristiana e di guida nel processo della loro creazione artistica. L’intento è quello di rispettare pienamente il lavoro dei giovani coinvolti, sostenendoli in una ricerca artistica che sia contemporaneamente fedele ai contenuti della fede cristiana, affinché questi possano essere restituiti in modo che la comunità credente vi si possa riconoscere.

  1. La prima tappa consiste nella selezione dei giovani artisti.
  2. La seconda tappa prevede l’attivazione di alcuni seminari sul tema proposto.
  3. Momento centrale dei PERCORSI è il ritiro presso il Santuario della Verna (AR) dove con la guida di Padre Francesco Brasa si entra nel cuore dell’incontro silenzioso con Dio attingendo dal vissuto di Francesco che in questo luogo ricevette le stimmate nel 1224.
  4. La quarta tappa prevede la revisione dei bozzetti che i giovani artisti sono invitati a presentare prima della realizzazione dell’opera.
  5. Realizzazione dell’opera e revisione finale.
  6. La consegna dell’opera.
  7. Le opere realizzate saranno esposte a DEVOTIO 2024.

I partecipanti sono chiamati a interpretare l’iconografia della resurrezione. I temi dell’incontro col risorto, della bellezza del corpo glorioso, della vita oltre la morte, elementi centrale dell’esperienza cristiana, si raccolgono in pagine evangeliche sulle quali i giovani artisti sono chiamati a riflettere e a meditare.

Come già mostrato nelle tre precedenti edizioni dei PERCORSI, tornare ad avvicinare arte e fede è possibile ed è necessario. La Chiesa ha infatti sempre elaborato nella storia immagini che hanno reso visibile in immagini la propria fede.

Quanto sostenuto dal cardinale Lercaro nel 1955 è valido ancora oggi: "Ogni momento della storia narra nel linguaggio dei vivi la lode al Dio vivente".

 

In collaborazione con la Fondazione Culturale San Fedele di Milano

Fondazione Culturale San Fedele di Milano

Artisti selezionati

Debora Fella

Debora Fella Devotio 2024

8 settembre 1990

Frequenta il Liceo Artistico U. Boccioni di Milano e in seguito l’Accademia di Belle Arti di Brera, dove si diploma al Biennio Specialistico della Scuola di Pittura. Insegna Discipline Grafiche e Pittoriche presso il Liceo Artistico Preziosissimo Sangue di Monza. Vive e lavora tra Milano e Monza.
Tra i Premi:
Primo Premio di Pittura Menotrenta (2012); Primo Premio di Pittura Paolina Brugnatelli (2013); Primo Premio di Pittura Morlotti- Imbersago (2018); Primo Premio Arti Visive San Fedele; Premio Rigamonti (2019-20); Primo Premio Vittorio Viviani (2021).
Tra le mostre personali:
2023...di Rosa, il Fiore..., Leo Galleries, Monza, a cura di Matteo Galbiati; 2022 Elegia dell’Ombra, Cristina Moregola Gallery, Busto Arsizio (VA); Carte d’ombra, LeoGalleries, presso Ristorante Il Moro, Monza; 2020 Pelle d’Ombra, Galleria Ghiggini, Varese; 2019 Veglia, sonno e sogni, LeoGalleries, Monza, a cura di Chiara Gatti; 2018 L’ombra e la polvere, Ex Studio di Piero Manzoni, Milano, a cura di Gaetano Grillo; 2015 Dai castelli di Bellinzona, Five Gallery, Lugano, a cura di Andrea B. Del Guercio.

L'IMPREVISTO

Ardesia, grafite, carbone, matite e olio su carta incollata su tavola
19 x 19 cm ciascuna tavola
2023

Mani che raccontano

Il disegno, inteso nelle sue più varie e aperte accezioni, è per Debora Fella il medium espressivo d’elezione; e benché le figure da lei tratteggiate siano sempre riconoscibili, il tratto non è mai descrittivo, ma si qualifica piuttosto - anche grazie all’utilizzo di mezzi tecnici non abituali, quale ad esempio la polvere di ardesia - per la capacità di evocare, di stimolare l’immaginazione, di attivare il ricordo. In questo caso, la successione di otto piccole carte racconta con delicatezza, e allo stesso tempo con un vigore che manifesta anche tutta la stupefazione inquieta e meravigliosa del momento, l’avvenuto passaggio di stato verso il Corpo Glorioso, così come si rivela nell’incontro tra Cristo e la Maddalena (come spiega con efficacia la stessa Fella, «per comprendere appieno il valore dell’immagine avevo bisogno di un’azione, una relazione, un ritmo, un tempo. Ho trovato nell’incontro con la Maddalena la relazione che cercavo»). Quasi come in un montaggio cinematografico, inquadrature molto ravvicinate isolano dettagli densissimi di umanità - si veda, in particolare, la sensibilità veramente “tattile” che affiora dalle mani che si stringono e si sfiorano - e contemporaneamente fanno percepire, grazie alla luce che inonda lo spazio sfaldando le forme, l’eccezionalità miracolosa del momento, scandita dalla sequenza che si apre con la mano della Maddalena che si avvicina al sepolcro e si chiude - dopo il dialogo muto tra i due protagonisti - con la mano di Cristo che indica la via dell’annuncio.

Ismaele Nones

Arvin Golrokh

6 agosto 1992

Ismaele Nones, nasce a Trento il 6 agosto 1992. Fin da piccolo segue il padre nella sua attività di iconografo, collaborando alla realizzazione di opere pittoriche monumentali in Italia e all’estero. Nel 2006 s’iscrive all’istituto d’Arte Alessandro Vittoria di Trento, studiando pittura. Dal 2013 al 2018 studia scultura presso l’Accademia di Belle Arti di Venezia.
Il suo lavoro è rappresentato dalla galleria Lunetta 11. Vive e lavora a Torino.
Nel 2023 si classifica secondo al Premio Artivisive San Fedele ed è tra i finalisti del Premio Cairo. Nella stagione 2023/2024 è tra i partecipanti alla collettiva Pittura italiana oggi a cura di Damiano Gulli presso la Triennale di Milano.

LA RESURREZIONE

Pittura acrilica su tavola
66x50 cm
2023

Di fronte all’opera di Ismaele Nones, immediatamente intuiamo il suo stretto legame con l’icona bizantina. Tuttavia, il giovane artista riprende la tradizione orientale in modo libero, personale. L’immagine è nitidamente costruita secondo una precisa scansione di piani.
Nel piano inferiore, su un pavimento di maioliche colorate viste dall’alto si staglia un sepolcro di marmo rosa, presentato secondo una prospettiva rovesciata. In quello superiore, un cielo notturno è trapuntato di stelle a otto punte. A mediare tra i due piani, un paesaggio, formato da colline che si dispongono le une sulle altre, creano una forma semicircolare, quasi si trattasse di un abbraccio del cielo, alla cui estremità sono posti i rilievi più alti. Su quello di sinistra, campeggia una “grotta” stilizzata, come se fosse una vera e propria architettura. È aperta, la pietra che doveva chiuderla è stata rimossa. Immediatamente, comprendiamo come la parte inferiore dell’icona sia in realtà collocata spazialmente all’interno della grotta. Al centro dell’immagine, come punto focale, è posto sul sepolcro un lenzuolo bianco, sul quale è impresso il volto di Cristo. È il telo sindonico. Lo spazio e il tempo sono sospesi. Tutto appare immobile, senza peso, viviamo un tempo d’attesa. Se Nones non rappresenta il corpo glorioso di Cristo, ne rivela la traccia, in un volto. Tuttavia, proprio grazie a quel corpo assente, di cui intuiamo la presenza, siamo chiamati a vivere nella quiete, nella pace, nel silenzio. È la notte della redenzione.

Jacopo Zambella

Jacopo Zambella

Jacopo Zambella, nasce a Rovigo nel 1999. Nel 2022 si diploma al triennio di Pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Venezia. Sempre nel 2022 vince la sezione Pittura della XIV edizione del Premio Nocivelli. Attualmente frequenta il biennio di Pittura all’Accademia di Belle Arti di Venezia nell’Atelier F del prof. Carlo di Raco. Nel 2023 vince il Martini International Award al Premio Artivisive San Fedele.
Partecipa a varie mostre collettive, risulta tra i finalisti del Combat Prize 14 edizione ed è fra i 100 artisti della 4 edizione di Rea Art Fair. Viene inserito nel libro “222 Artisti su cui investire” edito ExibArt. Sempre nel 2023 è atelierista presso l’Istituzione Fondazione Bevilacqua La Masa a Venezia.

Dalle sue piaghe ho visto la luce

Olio su Tela
Dittico 80 x 60 cm ciascuna tavola
2023

Il giovanissimo Jacopo Zambello realizza un dittico arcano, misterioso, segreto. Nella tela di sinistra vediamo l’ingresso di una grotta oscura, delimitata da una sorta di trilite dalla cromia verde/nera. È uno spazio di tenebra, parzialmente illuminato da un bagliore soffuso che si diffonde da destra all’interno del sepolcro. Intuiamo che un evento si sta svolgendo o si è appena concluso. Nella seconda tela campeggia invece un corpo illuminato da una luce che proviene da sinistra. L’inquadratura è particolare. Il piano è infatti molto ravvicinato rispetto allo spettatore, per cui vediamo solo un dettaglio: è il torso di un uomo. È come se l’autore volesse attirare la nostra attenzione. Intuiamo che è un corpo atletico, forte, vigoroso. Nel costato riconosciamo una ferita, dalla quale non esce tuttavia sangue, ma un bagliore luminoso. Da quella piaga, simbolo del dolore di un uomo, della cieca violenza umana, delle tragedie della storia, esce la luce della redenzione. È come se i segni del male e della morte si convertissero grazie a quel corpo in vita, in fecondità, in luce. Il risorto è colui che rispende al cuore delle tenebre. Comprendiamo il filo rosso che accomuna le due tele. La luce che illumina quel luogo di morte è quella stessa luce che vediamo uscire da quella ferita. La risurrezione si rivela attraverso la gloria di un corpo, che illumina la grotta dei nostri fallimenti, della nostra incapacità di vivere, delle nostre paure. Della nostra morte. È la luce di un corpo glorioso.